Una nota di Francesco Filia pubblicata su "Poetarum Silva"

L’antologia poetica Ifigenia siamo noi – Scuderi Editrice, 2014 a cura di Giuseppe Vetromile , con in copertina la riproduzione dell’opera “Vite parallele” di Eliana Petruzzi – che vede la presenza di molte poetesse italiane e non, di diverse generazioni (Lucianna Argentino, Gaetana Aufiero, Victoria Artamonova, Floriana Coppola, Ulrike Draesner, Federica Giordano, Anila Hanxhari, Giovanna Iorio, Amalia Leo, Ketti Martino, Vera Mocella, Rita Pacilio, Vanina Zaccaria, Regina Cèlia Pereira da Silva, Anna Tumanova, Monika Rinck), ripropone, con originalità, un libro interamente scritto al femminile, ma lo fa con l’idea di tematizzare la questione senza eluderla, ma neanche ponendola in maniera polemica, come invece è capitato per alcune operazioni editoriali simili. Il titolo da questo punto di vista è significativo, Ifigenia, l’eroina tragica greca, che è diventata nel corso della storia della cultura occidentale una cifra inaggirabile della dimensione complessa del femminile. Il titolo dell’antologia è al tempo stesso una rivendicazione di appartenenza a una identità primigenia rispetto alle maschere-forme che poi sono state attribuite al femminile, ma è anche un ripercorrere in maniera quasi mai scontata i luoghi dell’immaginario della poesia secondo determinate declinazioni, come fa notare Giuseppe Vetromile nella sua prefazione: «Ed è appunto il canto delle nostre autrici che rinfocola il mitico gesto della figlia di Agamennone. Riattualizza il sacrificio inserendolo nella nostra quotidianità, indipendentemente dalla radice storico-geografica.» Resta comunque in questo libro protagonista la parola poetica che, attraverso sensibilità e angolazioni diverse, viene indagata nelle sue varie possibilità espressive e disvelative. Se il titolo dell’opera assume un senso forte, la prospettiva che emerge prepotentemente è quella che associa il femminile alla dimensione del sacrificio, senza però alcun vittimismo di genere, ma con la visione lucida, in molte delle autrici selezionate, che la complessità dell’animo femminile è a contatto con le radici profonde della vita, con le sue contraddizioni irrisolte, ma con uno sguardo che è capace di abbracciare il Sé ma anche l’altro da Sé, il diverso, l’apertura originaria che è la possibilità stessa della vita. Questo aspetto è presente in molte delle autrici (insieme ad altri, come la relazione profonda con la natura, la vita e il dolore ad essa connaturata, l’amore); basti pensare, ad esempio, ai versi di Rita Pacilio, in cui, nel dipanarsi nel ritmo delle terzine, si manifestano barlumi di rivelazioni epifaniche quasi a voler cogliere per un attimo l’intimo segreto di ogni cosa (Si tratta di una rivelazione, di un destino/ conservato nella colonna vertebrale// come un catrame rovente, un carbone/ su cui correre e ignorare il traino del legno.); oppure alla dimensione squisitamente lirica della poesia di Vera Mocella (Ti sorprende il mistero/ e la grazia stupita/ di essere viva); o alla poesia orgogliosamente declinata al femminile di Amalia Leo (E mi hai ancora chiamato Amore/ quando hai tatuato di sangue le tue unghie); ma anche i versi rapidi e icastici, apparentemente d’occasione con venature pop e sperimentali, di Regina Cèlia Pereira da Silva (Inutile cercare risposte/ cause o perché./ Il forte non senso/ rosicchia e consuma); in Giovanna Iorio, invece, il dialogo con la tradizione prende forma nella metafora silicea che assume la valenza di un vero e proprio correlativo oggettivo dei sentimenti e delle sensazioni profonde che si fanno parola (provare ogni tanto/ a non essere umani// a essere sassi); la giovane poetessa e traduttrice Federica Giordano, attraverso un gesto poetico radicale, cerca di ricongiungere l’origine greca con lo specifico del moderno mostrandone nella sobrietà dei versi la coappartenenza dialettica (Che almeno possiamo riconoscerla/ e sgranare gli occhi di paura come statue.// Il dettaglio moderno la sutura greca.); dialettica tra antichità e modernità presente anche in Vanina Zaccaria in cui, attraverso una ricognizione spazio-temporale della Grecia, emerge prepotente una riflessione sulla morte(I piedi scalzi dei morti/ alimentano la terra/ il tempo come una guaina/ nasconde la lama); nei versi di Floriana Coppola l’esser donna viene declinato nella dimensione materna e sul suo senso profondo di aver-cura (non sono che madre di madreperla,/ bianca bianchissima veste);invece una nostalgia panica traspare dall’intenso rapporto con la natura dei versi di Anila Hanxhari (Restituitemi alla nascita/ con intagli di breccia violacea/ nella pancia rimangono le dita); Lucianna Argentino la poesia si fa invocazione biografica in un continuo rimando tra corpo e parola (Assicurami il talento di Persefone/ tu, mia ragione scoscesa a picco/ sull’ubiquità di cui mi fai capace); invece nelle poesie di Monika Rinck la furia paratattica del verso assume la forma di un’invettiva che mette in gioco la vita in un prendere o lasciare senza mediazioni (Ma quindi adesso l’importante che tu prenda quello che io forse sono in grado di darti/ Adesso attacco, vengo da te, ti porto lì.); paratassi, versificazione ipermetrica, linguaggio e immagini quotidiane si sposano anche nei versi di Ulricke Draesner che cercano in questo nodo di rifondare il senso stesso del poetare (What is poetry? Pulire passare l’aspirapolvere asciugare il moccio il ginocchio sbucciato/ accarezzare la pancia per addormentarsi); Ketti Martino, dal canto suo, attraversa lo spazio bianco della pagina come una continua, inesausta e mai doma meditazione sull’Io e la memoria che lo tiene insieme (Eppure posso ritrovarmi in un calco di lenzuolo/ e in mille addii che strappano il momento e le sue leggi); nelle poesie di Gaetana Aufiero dai drammi contemporanei si mostrano evidenti l’indignazione e lo sgomento che tengono viva la memoria civile (Meglio dimenticare che siamo nel cratere./ Meglio ignorare la cenere che scende.);in ultimo le belle poesie di ascendenza tjutceviana e blokiana, della poetessa Anna Tumanova (Pratico la magia agli incroci,/ Cambio i peccati presso il sagrato/ Entro in contatto facilmente/ Ho preso da mia madre.)e mandel’stamiana e achmatoviana di Victoria Artemonova (Ogni cosa è dimenticata,/ tutto! Ma è un gioco: con il destino/ sto giocando a nascondino!/ Saluti,/ la tua piccola Laura.) completano quest’antologia composita e di non banale interesse.
© Francesco Filia

Una recensione di Eugenio Lucrezi sul nr. 3 della Rivista di poesia "Levania"

Ecco l'antico che con questa antologia torna a muoversi, come è dovere del sedimento, per farsi nube opaca nel limo, ogni volta che il remo o la pala scende dalla superficie dell'oggi a muovere il fondo del suo riposo. Se un testo poetico è risultanza di un tale sommovimento, arriva a prendersi il merito di ri-flettere: riflettendo, ancora una volta si piega alla necessità di immaginarsi un passato impossibile da rivivificare tal quale, o da inventare ogni volta da zero nelle forme, insieme canoniche ed inespressive, della figura immota che si fa voce, della postura definitiva che si fa canto, della linea risolta che si fa suono. Così muovendosi, invece, l'antico si sgranchisce le gambe, l'anchilosi dei significati frantuma i becchi ossei e le creste calcificate che lo saldano al tempo passato e alle forme "date" una volta per sempre. L'azione di voce e di suono che rievoca l'antico – l'azione-di-canto – non può dunque che essere de-canta-azione: e ciò che durante tale processo resta sospeso è di gran lunga più importante di quanto alla fine, raggiunto un nuovo stato di riposo, de-posita sul fondo.
La magia dell'antico consiste pertanto nelle forze tensive che accompagnano il farsi e il disfarsi, in forme per definizione in-decise, del discorso che lo ri-evoca. Questo spazio transeunte coincide con lo spazio di praticabilità simbolica del tramandato, e la citazione arriva nei circuiti allusivi della poesia come nella casa avita: l'autore riscrive il già detto, arretra dalle posizioni, oggi non più proponibili e praticabili, della soggettività sensitiva e sentimentale, per assestarsi nella schiera della molteplicità psichica che risulta dalle stratificazioni storiche. Ogni esperienza poetica che ripensa l'antico, e dunque ogni esperienza poetica, non può che consistere, pertanto,, nel prendere posto nel coro: e corale si presenta, fin dal titolo, quest'antologia curata da Giuseppe Vetromile nell'intento di <<rinfocolare il mitico gesto della figlia di Agamennone, riattualizzandone il sacrificio per inserirlo nella nostra quotidianità>>. Allo svolgimento del compito viene chiamato dal curatore un assortimento di sedici autori tutti di sesso femminile, di tutte le generazioni (la più giovane ha venticinque anni, la meno sessantotto) e di diverse nazionalità: dieci italiane, due tedesche, due russe, una portoghese, un'albanese; poetesse dalla voce diversamente catturante, così come in modo variato viene svolto, nelle stazioni del libro, il tema assegnato: c'è chi resta all'antico e chi svolge all'attuale, chi guarda al focolare e chi al vasto mondo. Se il basso continuo dei componimenti antologizzati suona, e non sarebbe potuto essere diversamente, note dolenti, non mancano tuttavia gli accenti ironici e sorprendenti. Di tale riassunto non scontato dell'altra metà del cielo sono autrici: Lucianna Argentino, Victoria Artamonova, Gaetana Aufiero, Floriana Coppola, Ulrike Draesner, Federica Giordano, Anila Hanxhari, Giovanna Iorio, Amalia Leo, Ketti Martino, Vera Mocella, Rita pacilio, Regina Célia Pereira da Silva, Monika Rinck, Anna Tumanova, Vanina Zaccaria.

Eugenio Lucrezi


(Recensione di Eugenio Lucrezi apparsa sul nr. 3 della Rivista di poesia "Levania", dicembre 2014)

Una recensione di Gerardo Santella su "Il Pappagallo"

Ifigenia siamo noi è una interessante antologia poetica (Scuderi Editrice), curata da Giuseppe Vetromile che nella limpida Presentazione chiarisce criteri e senso dell’operazione letteraria. In cosa consiste l’originalità del libro? Non certo nel fatto che tutti i testi siano scritti da sedici donne che “fanno” poesia né che sei voci provengano da diversi paesi europei, quanto che tutte si raccordino intorno ad un unico tema: la figura mitologica di Ifigenia, la vergine sacrificata alla dea Artemide dal padre Agamennone per permettere una felice navigazione verso Troia.
Una fanciulla che con il suo sacrificio non solo simboleggia il rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, ma rappresenta anche, come allude il titolo del volume, tutte le donne che lottano per la loro libertà e i loro diritti e trasformano la società con il loro “sacrificio” quotidiano. Una Ifigenia, dunque, prismatica, dalle varie sfaccettature, senza confini di spazio e di tempo, che attraversa la storia e la geografia riflettendosi ed incarnandosi nella realtà quotidiana delle donne che scelgono in questo tempo di non morire.
Naturalmente sul piano stilistico espressivo un canto corale non può che essere polifonico e sarebbe riduttivo cucire con un unico filo ermeneutico diverse voci, anche se nell’insieme fanno dolci note. Ma di tutte il lettore potrà apprezzare la sapienza letteraria, il linguaggio elaborato e l’intenzione di una comunicazione empatica.

(p. g. s.) "Il Pappagallo", Palma Campania (Na), novembre 2014 


La recensione di Enzo Rega che sarà pubblicata su "Poesia"

Nel presentare l’antologia, il curatore stesso, il poeta Giuseppe Vetromile, previene le perplessità di chi avrebbe da ridire su un’antologia di “genere”, e, immedesimandosi nel lavoro di assemblaggio compiuto, scrive, come portavoce delle autrici: “Ifigenia siamo noi, siamo ancora tutte noi, donne madri sorelle mogli figlie compagne. Siamo noi che lottiamo per la nostra libertà e per i nostri diritti, in qualunque tempo della storia e in qualunque luogo della terra. Siamo noi, che con il nostro ‘sacrificio’ trasformiamo e riformiamo continuamente e coraggiosamente la civiltà e la storia”. Il testo che dà il titolo alla raccolta è di Federica Giordano: “Scegli Ifigenia, / scegli in questo tempo di non morire. / Scegli e conserva il neo sul viso, / scavalca la vicenda” (p. 35). Nel ventaglio di proposte e di stili differenti di autrici di varia provenienza (accanto alle italiane, autrici da Germania, Russia, Albania, Portogallo, in originale e in traduzione), non tutti i testi recuperano il riferimento mitologico, o tematizzano la “condizione femminile”. Tutti i versi, però, sono “parola di donna”. Lucianna Argentino chiama in causa Persefone: “Assicurami il talento di Persefone / tu, mia ragione scoscesa a picco / sull’ubiquità di cui mi fai capace”; Gatana Aufiero ricorda il dolore delle madri per i figli strappati loro da regimi e guerre (dall’Argentina a Gaza); Victoria Artamonova indirizza dalla Russia una lettera a Petrarca a firma Laura (“Sto giocando a nascondino con il destino”); Floriana Coppola declina una serie di madri “metaforiche”: “madre di cartapesta e oro”, “madre di mandorlo acerbo” ecc.; Ulrike Draesner elenca gesti quotidiani: “pulire passare l’aspirapolvere asciugare il moccio il ginocchio sbucciato / accarezzare la pancia per addormentarsi o quando fa male”; Anila Hanxhari identifica la donna con la terra: “il mio corpo nel tuo corpo tumefazione”, come Giovanna Iorio: “è di pietra il paese dove sono nata / vengo da un respiro di pietra”; Amalia Leo: “Guerriera indomita, / cavalco tempeste, / controvento, / a risalire correnti fragorose di Silenzi”; Ketti Martino, invece, nell’in fieri della vita, annota: ”Sono nell’imperfezione, / nel vuoto permanente che dissecca. / Sono nelle mancanze e nell’azzardo / e nello sguardo striato di un rubino”; Vera Mocella eterna l’adolescenza come sospensione dell’anima; Rita Pacilio getta uno sguardo sull’orrore noi prossimo: “Così trapela la vanità e la marea a Lampedusa / i mulatti dalla bocca a ventosa / costano poco, si imbarcano nell’agonia / graffiata…”. Per Vanina Zaccaria invece la Terra Sacrificio è di nuovo quella dell’antica Grecia: “Atene è l’inizio e la fine”; nelle creazioni umane cerca rifugio Regina Célia Pereira da Silva: “Ci uniscono la poesia e l’arte / Ma non oso pensarti / Nel tuo intimo ego”. Chiudono la pattuglia Anna Tumanova (“Io butto le parole al vento”) e Monika Rink (“È tutto qui il senso e basta”). Bella la veste editoriale con copertina di Eliana Petrizzi.

Enzo Rega

AA.VV., Ifigenia siamo noi. Antologia poetica a cura di Giuseppe Vetromile, Scuderi Editrice, Avellino 2014, pp. 93, € 12,50.

La copertina

L'autrice della copertina

La copertina rappresenta un'opera originale della pittrice Eliana Petrizzi, intitolata "Vite parallele", olio su tavola, cm. 30x29, 2008, collezione privata.

Eliana Petrizzi (Avellino, 1972) inizia ad esporre nel 1995, presentata da Massimo Bignardi. Nel corso dell'ultimo decennio riscuote il consenso della critica e dei collezionisti in occasione di prestigiose rassegne nazionali ed internazionali. Le sue numerose mostre personali sono state presentate da Vittorio Sgarbi, Paolo Rizzi, Ada Patrizia Fiorillo, Franco Marcoaldi.
Nel 2011 viene selezionata da Vittorio Sgarbi per la 54a. Biennale di Venezia, Padiglione Campania.
E' inoltre fotografa, designer e blogger.

Giuseppe Vetromile, il curatore

Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949. E' vincitore di numerosi e importanti concorsi letterari nazionali. Ha pubblicato diversi testi di poesia, tra i quali, recentemente, "Cantico del possibile approdo" (Scuderi, 2005), "Inventari apocrifi" (Bastogi, 2009), "Ritratti in lavorazione" (Edizioni del Calatino, 2011), "Percorsi alternativi" (Marcus Edizioni, 2013). Ha poi pubblicato la raccolta di racconti "Il signor Attilio Cindramo e altri perdenti" (Kairos, 2010). E’ inserito in numerose antologie ed è inoltre citato in importanti pubblicazioni e saggi critici. Ha curato le antologie: "Attraverso la città", Edizioni Scuderi, Avellino, 2011; "Percezioni dell'invisibile", L'Arca Felice Edizioni, Salerno, 2013. Ospita importanti testi poetici e relativi commenti sul suo blog "Transiti Poetici". Suoi articoli, note critiche e varie recensioni, sono apparsi su diverse riviste letterarie nazionali e sulla stampa on-line. Promuove ed organizza eventi ed incontri letterari con il suo “Circolo Letterario Anastasiano”. E' membro di giuria in molti concorsi letterari di rilevanza nazionale ed inoltre è l'ideatore e l'organizzatore del Concorso Nazionale di poesia "Città di Sant'Anastasia".

Prove di recitazione a casa di Vanina. Napoli, 20/6/14